L’elasticità delle parole secondo Vera Gheno

Sapete quei giorni in cui ciondoli, prendi tempo, speri che arrivi presto sera e domani si vedrà? Ecco, ieri era uno di quelli. Poi ti fermi davanti alla libreria Trame di Bologna (attivissima, bellissima), t’imbatti con la presentazione di “Potere alle parole” di Vera Gheno (Einaudi) e la giornata svolta. Sarà il titolo “combat rock” scritto in rosso. Sarà quella cassetta degli attrezzi sulla copertina. Sarà lei con la carica che si porta dentro. Non per nulla, alla domanda su quali sono libro, film e album del cuore lei cita, nell’ordine, “Kafka sulla spiaggia” di Murakami Haruki, “Strange Days” di Katherine Bigelow e “The Downward Spiral” dei Nine Inch Nails.

Gli attrezzi servono. Li sa usare, Vera, sociolinguista, esperta in comunicazione digitale, traduttrice dall’ungherese, collaboratrice per vent’anni con l’Accademia della Crusca, docente all’Università di Firenze, ma dare risposte sul perché dell’uso sciatto della parola non è facile per nessuno. 

Il punto è che occorre far dialogare due lingue italiane. Quella scolastica e quella della strada. Quella che non sbaglia un congiuntivo e un trapassato remoto e quella del “raga, tutto rego”. La via di mezzo è introvabile e tra due estremi si oscilla tra lo scandalizzato “Signora mia, ma come parlano questi giovani” e chiedersi “Cosa possiamo fare”.

La sala è stipata, l’incontro è partecipato, sincero, appassionato. Ci si confida le varie idiosincrasie come in una seduta di autocoscienza (e da dove esce questa parola desueta?). Per dire: come ci poniamo di fronte a “daje”? Piacerà a Roma, ma a Milano meglio evitare. E sul “piuttosto che” alla milanese? «Lo si odia, ma lo si usa», ribatte Vera. Che dubita anche sul “Salve”. «Non puoi usarlo sempre. È pigro». Il burocratese? Un fastidio come quando qualcuno ti digrigna i denti davanti. L’inglese usato a casaccio? Peggio. E i giornalisti che parlano, scrivono, a suon di “weekend da bollino rosso”, “la morsa del gelo”, “è stato raggiunto da un colpo di pistola” (ma dai). “Evento”? Meglio evitarlo. Sì, ma con cosa? Accadimento? Chi capisce? 

Parole di plastica

Parole di plastica. Plastismi. Abusi. Se poi si arriva all’odioso “gigante buono”, l’inorridimento è collettivo. «E poi ci dicono che il femminismo non serve più?». 

Perché tutto ciò? «Abbiamo bisogno di appoggiarci alle stampelle della lingua. E chi ha paura della sua elasticità non la conosce bene». Perché la lingua è come una torta. Come quelle al cioccolato che le preparava la nonna ungherese. Buona, buonissima, ma non si sapeva mai quanto zucchero, quanta farina, quanto cioccolato ci metteva. Andava a occhio. Elasticità. «Se siamo a Napoli, scendi le valigie va bene». Non va bene mai, invece, un pò con l’accento.

Una parola tira l’altra. Anche quelle femminili e maschili, a cui Gheno dedicherà il prossimo libro. «Ministra e assessora sono forme già previste nella nostra lingua – ricorda – e allora il problema non è linguistico, ma sociale. Lo Zingarelli maschile e femminile lo registra dal 1994. “Lo Zingarelli si tinge di rosa”, commentarono. Sono più vecchie di “apericena” che ha 18 anni. Però ad apericena siamo abituati, ministra non si può sentire. Come se Kate Middleton che, di nuovo incinta, “nasconde il pancino” si potesse sentire». 

E i giovani, sarà vero che sono più ignoranti di noi? 

Il gap esiste ma si cerca di accorciarlo. C’è chi ascolta musica terrificante per capirli meglio. Chi osserva che i più colti forse sono meno colti dei loro genitori, riflette un papà di tre ragazze, ma la media è culturalmente più elevata. Dunque, che fare? «L’ideale sarebbe essere capaci di fare a gara di rutti al pub e usare le parole giuste se dovessimo rivolgerci a Mattarella».

Mai, comunque, arricciare troppo il naso. Ammettiamolo: sui social, roba come “Buongiornissimo caffè” la postano i grandi. E in fondo, ci ricorda Gheno, «anche Leopardi nelle missive a volte abbreviava come un bimbominkia». E sul piuttosto che? «Vincerà la maggioranza».

Si è fatta sera. Il libro, alla fine, è andato a ruba (con tante scuse per il plastismo).

Una risposta

  1. Cinzia ha detto:

    Esattamente il mio pensiero scritto con le giuste
    Parole…questo libro non può mancare nella mia piccola biblioteca di casa…grazie

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