Il treno regionale della notte rosa in un venerdì di passione

Regionale veloce. Sulle frecce tutto esaurito, la decurtazione dei posti a sedere ne impedisce l’acquisto. Sui regionali no, biglietto acquistabile senza limitazioni. Lo compro e vado in stazione. Venerdì sera, esco dal lavoro pronta per partire. Iniziano le vacanze. Arrivo in stazione con un certo anticipo, pensando che, in base a quanto appare in TV, io debba fare chissà quali controlli prima di partire. Pensavo alla misurazione della febbre, alle corsie di andata e ritorno per salire sul treno, a controllori mascherati. Invece niente. Come se il COVID-19 non fosse mai passato di lì. Nessun sedile bloccato, di 4 posti se ne occupano 4, gli unici sedili inutilizzabili quelli fuori dalla cabina di comando. Alcune frecce soppresse per garantire il distanziamento sociale, e noi così.

Sempre più stranita da questa situazione mi siedo cercando di apprezzare quei primi minuti fuori dall’ufficio. Alcuni ragazzi, con le loro chiacchiere, mi ricordano che è la settimana rosa in qualche città della riviera. E urlandosi da una parte all’altra del vagone cercano di organizzare la loro serata. Citano nomi di discoteche in continuazione, 40 euro per entrare qui, 50 euro per entrare là, le donne si sa, pagano sempre meno degli uomini. E allora la prima battuta fuori luogo di un ragazzo dietro di me : ” le donne pagano sempre meno quando in realtà siamo noi che facciamo divertire”.

La conversazione prosegue tra parolacce e insulti di vario tipo, come ad esempio “frocio” oppure ” sei brutto che pari un trans” e via così, per un’ora di viaggio. Alcune persone vicino a me, non sopportando più questo clima fintamente goliardico si allontanano. Io rimango lì. Nessuno aveva la mascherina, il pensiero principale era andare a fare serata in qualche locale e una timida lamentela sul fatto che il COVID-19 avesse impedito a questo gruppo di giovanissimi di potersi patentare.

Nessun controllore, nessun controllo su niente. Il treno partiva da Bologna e il pensiero non poteva che finire sul 2 agosto e sull’assenza di possibilità di fare una manifestazione.

Gente ammassata su un regionale per raggiungere la riviera romagnola, ma nessun corteo.

E’ arrivata la mia fermata, sono scesa. E ho pensato all’immobilità di tutti noi che ascoltando queste chiacchiere non ci siamo mai alzati per chiedere a questi ragazzi di smetterla… e alla “normalità” di tutto questo. Il COVID-19 doveva renderci migliori, invece ci ha resi immobili. O meglio ci ha fatti arrendere, come se tutto, ora, possa essere giustificato in nome del fatto che alle nostre spalle ci siano stati mesi difficili.

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