LinkedOut, il silenzio del social

Siamo nella seconda settimana in cui è in vigore l’ultimo DPCM di questo 2021. L’Itala è ancora a zone e con alcune polemiche. La Lombardia non molla e rivendica il suo diritto ad essere arancione.

Dall’altra parte dell’oceano Atlantico, Joe Biden si è insediato alla casa bianca. Kamala Harris è la prima donna vice presidente, suo marito il primo first gentleman. Qualcosa sta cambiando, questo il leit motiv di questi ultimi pezzi di LinkedOut. Qualcosa sta cambiando.

In Italia si è aperta la crisi di governo. Si è anche velocemente chiusa, forse, poiché Conte ha ottenuto la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Non perché tutti fossero convinti di Conte, ma molti erano davvero stufi di Renzi.

Al di là di quello che succede sotto i riflettori, anche nelle nostre vite qualcosa sembra cambiare. A marzo, se non saranno previste nuove proroghe, i licenziamenti saranno sbloccati, lo smart working non avrà più tutte le agevolazioni che ha ora per poter essere messo in atto, le cartelle esattoriali torneranno a far visita a molti/e italiani/e. Il Paese sta andando incontro a una primavera molto grigia, e non solo per le polveri sottili che vedono molte città italiane tra le prime 100 in Europa per morti causate da inquinamento (Brescia e Bergamo al primo posto).  Il divario tra la sensazione di cambiamento sociale che si ha guardando cosa sta accadendo politicamente nel mondo e la sensazione di assoluta immobilità che percepiamo nelle nostre vite aumenta sempre di più.

Avevo iniziato questo percorso con l’intenzione di scrivere riguardo a LinkedIn e cosa succede nel social, la verità è che non succede niente e questa è la notizia.  Tutto è immobile. Offerte di lavoro inesistenti, recruiter che non scrivono più niente (forse perché impegnati/e a mantenere il proprio posto cercando di capire chi e come licenziare tra un paio di mesi), candidati e candidate che hanno smesso di candidarsi.

Le scuole stanno riaprendo, i ragazzi e le ragazze hanno voglia di tornarci ma vorrebbero farlo in sicurezza. Con mezzi di trasporto funzionanti, non affollati, con strutture pronte ad accoglierli, hanno voglia di tornare a scuola e  di continuare a credere nel loro futuro. Ne hanno diritto, a crederci e a un futuro.

Poi ci siamo noi, i non più giovanissimi, ma comunque giovani, che come prospettiva abbiamo quella di passare il resto della nostra vita a ripagare i bonus elargiti da questo governo. La situazione è disarmante, e unendo i dati delle morti per covid a quelle per polveri sottili forse sarebbe davvero il momento di capire che dobbiamo cambiare vita e di cominciare a farlo partendo da Greta Thunberg e da tutto quello che per anni ha provato a dirci.

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