Stress da saldi e il solito miraggio del -50%

Uuhhh, i saldi sono iniziati. Che facciamo, andiamo anche noi? Certo che sì.

Partenza alle 9, perché se andiamo in quel mega outlet che dista circa un’ora da qua, arriviamo giusto per l’apertura delle 10. Invece no. Primo errore. L’orario di apertura è anticipato di un’ora. Uno dice: perché non ti informi prima? Perché eravamo impegnate nei pranzi, nelle cene, negli avanzi dei pranzi e delle cene, coi parenti, eccetera. Insomma, era festa. E poi se l’orario è quello sarà quello sempre. Viaggio perfetto. Ma un sentore lo abbiamo già sulla strada. «Perché non chiamiamo un negozio per sapere se ci sono davvero i saldi?». «Già, perché no?». Alla chiamata, la fretta della commessa fa sospettare che era impegnata. Parecchio. Già alle 9.15. Comunque, procediamo.

All’uscita dell’autostrada, coda. Lunga. Uh, quanti suv. Con uno ci abbiamo anche discusso. Cioè, tra noi di Noialtre. Stava attraversando un’aiuola per arrivare prima al parcheggio, il furbo. Ma siccome non ci stava perché era troppo grande, è tornato in fila. Ben gli sta. Cerchiamo posto. Causa (ancora) suv che prendono lo spazio di un’auto e mezza, la ricerca si fa estenuante. Finché proprio grazie a un suv che in uno spazio normale non ci sta, riusciamo a infilarci.

Entriamo. Sono le dieci abbondanti. A quell’ora molti negozi sono già off limits. Per forza di cose si vaga qua e là e si prova a entrare in quelli meno frequentati. Ma capisci anche subito perché sono i meno frequentati. E insomma, tra un passeggino che ti attraversa la strada, il barboncino che ti si struscia, il padrone che t’insulta perché tocchi il suo “Chanel” – che sarebbe il nome del barboncino – e quello che provando a batterti in velocità per accaparrarsi un capo non solo ti frega il capo ma ti dà un bel pestone, si fa mezzogiorno.

Mezzogiorno, zero borse da shopping. Pazienza e zuccheri in calo. Ideona: «Mangiamo, così evitiamo la coda, poi mentre gli altri mangiano noi compriamo». E sia. Ci voltiamo. Coda chilometrica. Si torna allo shopping (si fa per dire), rimandando il pasto. Presi due pezzi per non dire che siamo andate là per niente, ci rallegriamo giusto fino al momento in cui due amici disquisiscono su un maglioncino. «Dai, prendilo, che è al 50%!». «Beh!? Con quella fantasia? Non sono mica ricchione!». Ci guardiamo. Che facciamo? È tutta una lotta tra un «ormai siamo qui, proviamo ancora», un «però, che fame», per non dire di quando spunta la domanda: «Che film hai detto che volevi vedere?». Alla fine ci accorgiamo che questi saldi – “fino al 50”!? – non erano così saldi. Quindi, ciao mega outlet, ciao cittadella kitsch. Noi si va al cinema. Contente di aver lasciato il posto a un’altra auto. Non un suv, però.

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