LinkedOut, (s)collegati nel mondo del lavoro

Ci sono diversi motivi per cui ognuno di noi sceglie di aprire un profilo LinkedIn, c’è chi lo fa per cercare lavoro, chi lo fa per stare connesso, chi lo fa per creare rete, chi lo fa per trovare qualcuno da assumere all’interno della propria attività, chi lo usa per lavoro utilizzandolo come strumento di recruiting.

Iniziamo affrontando questo termine: recruiting. Letteralmente “fare reclutamento”. In effetti sì, il lavoro sa essere un campo di battaglia, ma è possibile che non si riesca a trovare altro linguaggio differente dal lessico bellico per trattare un tema che dovrebbe essere al centro delle risorse umane? Già, le risorse umane. Risorse. I recruiter dicono così: l’essere umano come risorsa per la propria azienda.

Non si parla più di assunzione, ma di reclutamento. “Ho reclutato una nuova risorsa…” è la tipica frase che ha ormai sostituito “Ho assunto un nuovo collega…” la spersonalizzazione è in atto. Il primo livello lo si ottiene sostituendo parole appartenenti alla nostra lingua con parole inglesi. Questo processo, che spesso viene mascherato come tentativo di essere internazionali, in realtà può celare al suo interno la volontà di creare distanza tra i soggetti coinvolti nella conversazione. Il secondo livello lo si ottiene sostituendo termini inerenti all’ambito lavorativo, come ufficio, collega, assunzione, etc… con parole di altri contesti open-space, risorsa, reclutamento, etc…

Cosa sta succedendo? Quello che si può leggere su LinkedIn, il luogo in cui il recruiting ha inizio, è una costante ricerca di modelli, di personas se volessimo usare la parola più utilizzata dal marketing nell’ultimo periodo. Il lavoro è un prodotto che va venduto a personas, possibili candidati, che devono avere sempre le stesse caratteristiche.

Non importa il tipo di lavoro, è necessaria esperienza, conoscenza di più lingue possibili, buona organizzazione, più titoli di studio, possibilmente il tutto entro i 26 anni altrimenti non si può realizzare il rapporto di stage, o entro i 29 che altrimenti salta pure la possibilità di apprendistato. Il mondo è diviso tra recruiter e personas un lessico che tende a sfuggirci di mano e a farci percepire quello che troviamo scritto su LinkedIn come un mondo completamente lontano e scollegato dalla realtà in cui ci troviamo ad essere tutti i giorni.

Per questo LinkedOut. I collegamenti di LinkedIn sembrano ormai scollegamenti, sconnessioni che non portano più il social ad essere una possibilità di creazione di reti, ma un luogo competitivo in cui le personas cercano di farsi notare studiando ogni mossa come una vera strategia d’attacco; e i recruiter a studiare ogni passo per vedere se il candidato possa ricoprire il ruolo ricercato avendo come obiettivo non solo la competenza ma che, soprattutto, non crei problemi a livello contrattuale.

Noialtre vuole calarsi nel social e provare a osservare da vicino il fenomeno. Ogni sabato, sul nostro sito Noialtre.it affronteremo questo rapporto. State tuned. 

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