Botteri a Sanremo senza botox e tacco 12 (e forse balla il tango)

Stasera Giovanna Botteri sarà ospite a Sanremo, non si strafarà di botox e non ha un monologo pronto dedicato alle donne. Però stamattina in conferenza stampa ha detto cose piuttosto interessanti in cinque minuti, e se a qualcuno venga in mente di fare qualche paragone, sappia che ogni riferimento a cose o persone reali che ieri sono salite sullo stesso palco a dedicare monologhi è puramente casuale. «Uno dei motivi per cui non ho dormito e sono terrorizzata – confessa Botteri – è perché non saprò cosa dire. Non farò discorsi, non farò appelli, sono stonatissima, ballare il tango, forse possiamo parlarne. Lo sapremo soltanto vivendo. Cercate di risparmiarmi».

Di Sanremo dice che lo guardava, ha citato Nada, Nicola di Bari, si è sbilanciata a canticchiare “Il cuore è uno zingaro” (in effetti l’intonazione è incerta), ha ricordato Celentano che nell’anno delle contestazioni provocava con “Chi non lavora non fa l’amore”, si capisce da una frase a metà che le dev’essere piaciuta molto quando Patty Pravo tornò all’Ariston con quella canzone che fa (lei, testuale) “La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me”, e insomma, è stato sempre un momento in cui ci si ritrovava, vecchi, giovani, uomini, donne, gente di sinistra, di destra, di centro, il festival.

Solo lo scorso anno, mentre si consumava Sanremo, lei era in Cina ad affrontare il Covid. Ci ritornerà tra fine marzo e inizio aprile. Tornando invece a Giovanna Botteri sul palco, «stasera mi hanno chiamato per quello che sono, almeno penso». Però ha sentito le amiche, le colleghe. «Mi hanno detto: questa è la rivincita delle nerds! Se ce l’hai fatta tu ce la possiamo fare tutte! Si è ribaltato qualcosa. Ci si chiede: si metterà i tacchi alti? Il vestito scosciato? Si strafarà di botox? Non succede niente. Parlerò senza stare a guardare il capello perfetto. È ora di apprezzare l’imperfezione, cominciamo ad amarci per nostri difetti e i difetti degli altri, ad essere più tolleranti, solidali, comprensivi, vicini. Anche se non rispettiamo i canoni va bene così, siamo persone normali e viva la libertà». In un anno, la violenza contro le donne è aumentata e le donne sono state le prime a perdere il lavoro.

«Il problema della violenza sulle donne è una terribile piaga sociale e credo che ci sia bisogno di un lavoro per cambiare la società in cui viviamo. Un lavoro che devono fare le donne, ma in cui è fondamentale l’aiuto degli uomini. Occorre difendere i soggetti più deboli. Se in una serata leggera riesci a dare messaggi di rispetto per le donne e di condanna netta, secca, della violenza e degli abusi, credo sia fondamentale. La prima serata è arrivata Loredana Bertè. Con quelle scarpe rosse, quella voce forte e quelle canzoni bellissime ha fatto centro. Servono simboli così. Le donne in questo ultimo anno sono state le prime a perdere il lavoro e ad essere chiuse in casa in situazioni difficili. Come fare arrivare tutto ciò in un festival, in leggerezza, non lo so, ma carezzare le ferite sarebbe un grande passo».

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