Addio Cicely Tyson, e grazie per il tanto che ci hai dato

Vorremmo ringraziare Cicely Tyson, appena scomparsa all’età di 96 anni. Grazie perché non è stata solo una grande attrice, perché ha interpretato una miriade di ruoli al cinema, nelle serie tv, a teatro, dove tutto cominciò, e che qualità, se tra le sue parti oggi si ricorda un The Blacks di Jean Genet a Off Broadway nel 1961. Grazie non solo per la nomination all’Oscar nel 1973 per Sounder di Martin Ritt. Non solo per l’Oscar alla carriera (finalmente) del 2018, peraltro il primo conferito a un’attrice afroamericana (ri-finalmente). Non solo per Pomodori verdi fritti alla fermata del treno con Kathy Bates e Jessica Tandy, un film a cui abbiamo sempre voluto bene, per i due Emmy nel ’74 nel film tv The Autobiography of Miss Jane Pittman, il Tony Award del 2013 nell’adattamento dell’opera teatrale The Trip to Bountiful, per il più recente Le regole del delitto perfetto, serie trasmessa in Italia da Netflix.

Il grazie è anche per avere rotto le barriere del razzismo a Broadway e a Hollywood. Perché è stata star, leggenda, icona non solo nello spettacolo. Proprio lei, figlia di una cameriera e di un muratore emigrati dai Caraibi, si è sempre rifiutata di interpretare cameriere e altri ruoli che sembravano insulti per le donne afroamericane. Ha reso meno districata la strada a generazioni di attrici afroamericane più giovani, da Angela Bassett, Whoopi Goldberg e tutte le altre altre. Un mese fa ha festeggiato 96 anni. Di lei è appena uscito il suo libro di memorie Just as I am. Michelle Obama, appresa la notizia della sua morte, ha scritto «Mi ha ispirato a camminare un po’ più in alto». Che sia di ispirazione per tutte noi, nere, bianche, gialle e tutti gli altri colori, in questo periodo di pericolosa regressione.

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