Dieci motivi a caso, più uno, per ringraziare Vivienne Westwood il giorno del suo 80° compleanno


Grazie Vivienne,

perché quando certe amiche in fissa coi colori (chi non ne ha avute?) mi prendevano in giro per gli abbinamenti, ho afferrato che avevo ragione io.

Grazie Vivienne,

perché con te ho capito che non esiste solo la Regina d’Inghilterra, ma c’eri anche tu, con la storia del punk. Però, siccome rischiava di essere un’etichetta come le altre, proprio quando il Victoria and Albert Museum (quando si dice l’importanza di essere regina e anche re) ti dedicò una mostra che prima di te non era capitata a nessuna stilista che la storia ricordi, hai poi inventato altro. Tanto altro.

Grazie Vivienne,

perché ci hai fatto intendere che anche Naomi Campbell può cadere. Sì, va bene, incespicò sulle tue maxi zeppe di una trentina di centimetri, ma ciò bastò per renderci più terrena Naomi, anche se, a onor del vero, ancora oggi per molte di noi non riesce facile ridere così bene dopo una caduta.

Grazie Vivienne,

perché quando al civico 430 di King’s Road apristi con Malcolm McLaren, il tuo secondo marito, un negozio di abbigliamento che tutti conoscevano come Let It Rock, si capì che quello non era un luogo qualsiasi. Non lo si capì prestissimo, ma si sa che per le cose alternative va quasi sempre così. Però tutti i punk della zona volevano vestirsi da te. Poi finalmente, l’ufficialità: il 26 novembre del 1977 i Sex Pistols pubblicarono il loro album d’esordio, “Anarchy In The UK”, Malcolm ne divenne l’impresario, tu la loro regina (e ridagli con questa regina).

VIvienne Westwood davanti al suo negozio sfoggia un abbigliamento bondage

Grazie Vivienne

per “God save the queen”, e le borchie, e le spillette, e le creste, e sì, insomma, ci siamo capite.

Grazie Vivienne,

perché è difficilissimo distinguere tra provocazione ed esibizione, ma tu sei la prova vivente che si può.

Grazie Vivienne,

perché, anche se non li indosserò mai (per mia manifesta incapacità), dopo l’estetica punk, dopo la fase “Pirates” e tutto l’immaginario che portava con sé, ti inventasti collezioni con crinoline e corsetti a gogo. E l’abito à la française della collezione “Les Femmes” di Linda Evangelista? E l’abito da sposa di Carrie in “Sex & the City?” Che roba.

Grazie Vivienne,

perché sei nata povera, ti sei arricchita, sei ritornata povera e sei risalita (in Italia, con Carlo D’Amario, tuo nuovo socio), e questo ci fa pensare che non dovremmo mai smettere di lavorare, sognare, lavorare, creare. Anche da squattrinate.

Grazie Vivienne,

perché hai capito quanto vale lottare per un sistema eco-sostenibile prima che tutto il mondo si riempisse la bocca di questa parola.

Grazie Vivienne,

perché hai lasciato Derew Westwood perché non volevi una famiglia normale, hai fatto un lungo pezzo di strada con Malcolm McLaren e poi ti sei innamorata di Andreas Kronthaler, un tuo ex allievo di 25 anni più giovane. Gli lasci le chiavi della direzione creativa, mentre tu volti le spalle alla moda perché ti interessano le battaglie. Per l’ambiente e altro.

Grazie Vivienne,

per tutto, soprattutto per l’altro (visto mai che prima o poi indosserò corpetti e crinoline?).

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