Sono d’oro, d’argento e bronzo, ma valgono meno della metà. Luisa G. Rizzitelli, Assist: “La paralimpiade non è un’olimpiade di serie B”

«Ci stiamo facendo detestare anche questa volta». Segue risata piena e compiaciuta. Chi parla è Luisa Garribba Rizzitelli, fondatrice e presidente di Assist, l’associazione nazionale atlete che ha come missione la parità, il rispetto, la cultura sportiva. Il motivo sta diventando noto. Come si saprà, sono sessantanove le medaglie azzurre ottenute alle Paralimpiadi di Tokyo appena concluse. 14 ori, 29 argenti, 26 bronzi. Il risultato chiude trionfalmente l’estate da sogno dello sport italiano iniziata con gli Europei di calcio e proseguita con il decimo posto (e 40 medaglie) alle Olimpiadi. Nel caso delle paralimpiadi poi, le storie di vita, il coraggio, la forza di rialzarsi come metafora della vita hanno raggiunto comprensibilmente toni da imprese eroiche.

Ci rimarranno negli occhi a lungo vittorie come quella di Bebe Vio o la finale dei 100 metri del trio delle meraviglie Sabatini-Caironi-Contrafatto. Era quasi impossibile non commuoversi. Ma qui il rovescio della medaglia, è il caso di dirlo, fa sgorgare lacrime di rabbia. La disparità dei premi in denaro è schiacciante. Meno della metà valgono gli ori paralimpici (75 contro 180mila euro) gli argenti (40 contro 90mila) e bronzi (25 contro 60). Ieri Noialtre ha raggiunto al telefono la presidente di Assist. Intanto, qualcosa si muove. Laura Boldrini sta presentando un’interrogazione al Governo sull’ennesima discriminazione. «Abbiamo raggiunto un risultato molto bello con la Regata storica di Venezia, dove i premi sono stati finalmente equiparati, e ora questo dispiacere», si rammarica Luisa Garribba Rizzitelli. Intanto in casa Assist si fa i conti: serviono circa 4.630.000 euro per equiparare i premi.

Luisa Garribba Rizzitelli

Qual è l’aspetto che dà più dispiacere?

«Io stessa ero rimasta ferma all’equiparazione dei primi di alcuni anni fa. Sia io che Antonella Bellutti (ex campionessa olimpica di ciclismo e prima donna candidata alla presidenza del Coni, ndr), ci siamo ricordate che ai suoi tempi, negli anni Duemila, i premi erano identici. Scoprendo questa novità ci siamo rimaste malissimo entrambe».

E adesso che fare?

«Adesso questa è una battaglia da vincere. Il punto è che c’è sempre tanto pudore a denunciare le cose che non vanno bene. Per me, anima ribelle, è inconcepibile, ma è così. In questa vicenda, dove tutti in privato si complimentano con noi per questa lotta che abbiamo iniziato a fare».

Laura Boldrini ha accolto la vostra protesta.

«E spero che non sia l’unica voce tra i nostri parlamentari. Che esistano premi inferiori rispetto ai normodotati non è cosa giusta, punto. Non c’è molto da ragionarci sopra. I premi, quando sono soldi pubblici, non dipendono da logiche di mercato, di profitto, e devono essere trattati allo stesso modo per il loro grande valore simbolico».

Eppure sono state spesi attestati di stima, frasi come “Siete il nostro orgoglio” e simili…

«Belle frasi, ma così rischiano di rimanere solo retorica, purtroppo Luca Pancalli ha fatto un grandissimo lavoro con il comitato paralimpico, lo ha fatto diventare ente pubblico, si è molto speso per far accedere gli atleti ai gruppi sportivi militari, cosa che io non amo ma in questo momento sono l’unica alternativa allo sport dilettantistico, però…».

Però?

«Però c’è un dato di fatto: non parlo di cattiva fede, sia chiaro, ma forse quando si sono decisi questi premi, forse non c’è stata una giusta comunicazione tra Coni, il Comitato italiano paralimpico e il Governo».

È tardi per correre ai ripari?

«No, i premi saranno erogati nei prossimi mesi, e questi giorni viene già depositata l’interrogazione di Laura Boldrini. È solo una questione economica e la sottosegretaria Valentina Vezzali ora deve trovare i soldi, andare dal presidente Draghi e dire: ci siamo sbagliati, il comitato italiano paralimpico deve pagare i premi esattamente come gli altri. Quei soldi vanno trovati perché non esistono atleti e atlete di serie A e di serie B. Radio Rai Uno ha rilanciato già la cosa, e non è poco. Se noi riusciamo a tenere alta l’attenzione questa battaglia la vinciamo. Bisogna capire che certe cose non sono più ammissibili. Sono antistoriche. E rischiamo di fare una figura barbina davanti a tutto il mondo».

Sabatini, Caironi, Contrafatto, oro, argento e bronzo nella storica finale 100m dei Giochi Paralimpici di Tokyo

Non per mettere il dito nella piaga, ma la pallavolo femminile ha appena vinto il campionato europeo: tutto a posto con i premi?

(sorride) «In realtà sorrido perché ho appena chiesto a quanto ammonta il premio dell’europeo maschile. Lo sto aspettando. Ma in questo caso il premio di 500mila euro è erogato dalla Confederation European Volley. Non dipende dall’Italia».

Quali battaglie invece per la nuova stagione?

«La riforma del lavoro sportivo. Era stata congelata su richiesta dei grandi presidenti federali, quindi calcio, basket e pallavolo, e ora rischia di non vedere la luce. Il rischio è che l’unica professione che aprirà seriamente al professionismo sia il calcio. Ma questo perché le federazioni internazionali di questo sport ha detto che non si possono discriminare le calciatrici. Sarà la battaglia di quest’inverno».

C’è da prevedere che Assist continuerà a farsi ancora detestare.

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