PNRR, quattro lettere che influenzeranno la nostra vita nei prossimi anni

Il 13 agosto 2021 la Commissione europea ha erogato all’Italia 24,9 miliardi di euro. Una forma di prefinanziamento, pari al 13% dell’importo totale. Con questi soldi l’Italia ha dato il via al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Cosa succede ora?

Il nostro governo si è posto una serie di obiettivi da raggiungere entro il 2026. Uno degli obiettivi è alzare del 4% l’occupazione femminile. 4%, un dato molto basso che sicuramente non tiene conto del contesto culturale in cui le donne sono inserite. Il 35,7% delle donne non è occupata lavorativamente a causa dei lavori di cura che gravano su di loro. Abbassare a 31,7% questo dato, non mi sembra un grande obiettivo.

Nella classifica del Gender Equality Index dello European Institute for Gender Equality l’Italia si colloca al quattordicesimo posto, sotto la media europea. Molti lavori non retribuiti gravano sulle spalle delle donne. Ad esempio seguire un figlio disabile, un genitore anziano, un partner malato cronicamente, o anche azioni molto più elementari. Succede, ad esempio, che non ci si possa permette una baby sitter 8h al giorno, o caso ancora frequente, che l’uomo di casa non desideri che a crescere il proprio figlio sia una sconosciuta e che esiga che a farlo sia la propria donna. Utilizzo apposta il termine proprio e propria perché così la intendono gli uomini che agiscono questo tipo di comportamento.

Fatto sta che il welfare sia in mano alle donne. Non è sufficiente parlare di gender equality sul luogo di lavoro, di riduzione del gender gap all’interno delle buste paga o nei percorsi di carriera. È necessario parlare di uguaglianza di genere all’interno della società, a 360 gradi.

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Su un totale di 6,66 miliardi di euro relativi alle politiche per il lavoro, solo 410 milioni sono impiegati per aumentare la parità di genere. Parità che non verrà mai aumentata finché sarà scontato che le donne debbano occuparsi della cura familiare.

Si poteva fare di più? Si poteva sicuramente fare di più. Il fatto che il PNRR non si occupi di favorire forme di coinvolgimento diretto degli uomini nella cura della famiglia ne è la dimostrazione. Si poteva agire sul congedo di paternità, ad esempio, ma non è stato fatto.

Si potevano inserire momenti scolastici formativi alla parità di genere, di educazione al genere, ma non è stato fatto. L’Italia ha perso anche questa grande occasione non approvando il DDL Zan.

Si potevano fare molte cose, come sempre, ma si è scelto di lasciare le sicurezze dove sono. E di continuare a credere che se in famiglia si presenta un problema assistenziale non fa nulla, tanto ci sono le donne che possono sistemarlo.

E su questa sicurezza fondante della cultura europea, si basano le fondamenta per la ripresa del nostro Paese. Com’era il motto del lockdown? Ah sì, “ne usciremo migliori”.

Fonti:

https://temi.camera.it/leg18/temi/piano-nazionale-di-ripresa-e-resilienza.html

https://www.informazionefiscale.it/donne-pnrr-occupazione-femminile-dati-risorse-piano-nazionale-ripresa-resilienza

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