Metti una sera ad Atreju con Roberto, Giorgia e Francesco. Ma la politica non c’entra
Non c’è solo il Patriota B. Esiste anche un Patriota M. È sportivo. Ex calciatore. Allenatore. Attualmente ct della Nazionale Italiana di calcio. Ovviamente maschile. La notizia del Patriota M. certo è passata in secondo piano rispetto a quella del Patriota B., il Quirinale è sempre il Quirinale, ma d’ora in avanti sarà bene sapere che i due Patrioti non sono poi tanto distanti. Anzi. Sono vicinissimi. D’altronde, non fu proprio il Patriota B. ad avvalersi del mondo del pallone per la sua scalata al Patriottismo?
Ma sia chiaro che quanto è accaduto l’altro giorno, quando cioè Roberto Mancini (Patriota M.) alla festa di Atreju ha ricevuto da Giorgia Meloni un «tradizionale presepe fatto a mano» come premio (di che?), non ha nulla a che fare con la politica. D’accordo, vorrebbe un patriota (forse meglio dire “il”) al Quirinale, ma qua si parla di sport.
Certo, come no. «So’ stato invitato da Giorgia, dal presidente – dice Mancini – e quindi… so’ qua per il premio». Segue «ah ah!». Tradotto: ride.
Roberto Mancini, perché l’hai fatto?, viene da chiedere a me che guardavo stupefatta il video.
Riguardo più volte il video.
«Come sapete – attacca la leader di Fratelli d’Italia – la Nazionale Italiana in un anno difficile ha battuto l’Inghilterra nella finale dei Campionati Europei». In quel momento si apre la porticina del palco di Atreju – manifestazione di chiara collocazione politica, visto che riunisce la destra giovanile italiana – ed esce lui. Il ct. Il Roberto Mancini nazionale. Sorridente come non era mai stato in tutte le interviste dell’Europeo. Manco dopo la finale.
Subito dopo, sorpresa (ma la politica non c’entra), sbuca dalla stessa porticina il presidente della Regione Marche. «Il nostro Francesco Acquaroli», fa Iei. «Francesco, non mi fare il timido». E insomma, com’è e come non è, si ricorda il Mancini testimonial della Regione Marche, la grande soddisfazione dell’Europeo e via con i ringraziamenti «per aver trovato questi 10 minuti per venire qui a raccogliere gli applausi di questi italiani, di questi patrioti che con voi hanno sventolato la bandiera tricolore in un momento nel quale c’era grande bisogno di avere entusiasmo. Vi ringrazieremo sempre. Allora era giusto ci fossi soprattutto tu, Roberto, a raccogliere il premio Atreju».
Che sarebbe, appunto, il sopracitato presepe fatto a mano. Tradizionale, ovvio, «in un tempo nel quale – affonda Meloni – si vorrebbe dire che il Natale non va celebrato e le tradizioni vanno dimenticate. Invece noi che siamo dei patrioti e dei tradizionalisti amiamo difendere quelle tradizioni». Immancabile l’Inno di Mameli che «non poteva mancare ad Atreju». Soprattutto se accostato al presepe. Tanto che ti viene da pensare: «Stai a vedere che tra un po’ dice che Gesù è italiano».
Il ct dice per la milionesima volta che è stato felice a dare agli italiani una gioia così grande in un periodo difficile, che il momento è «un po’ così ma abbiamo bisogno del sostegno di tutti», e lei giura già pieno supporto al match contro il Portogallo dimenticando che prima bisognerebbe battere la Macedonia del Nord – «Ah, prima ce n’è un’altra?» – e insomma, tutti a tifare sotto il tricolore. Perché in Qatar ci vogliamo andare.
«Non la butterò in politica, promesso», rassicura lei.
«So cos’era il premio, quindi sono venuto per questo», replica lui.
La domanda rimane: Roberto Mancini, perché l’hai fatto?