Sotto l’albero c’è un regalo, si chiama Il circolo degli anelli. E forse non finisce qui (si spera)

Io mi sento orfana de Il circolo degli anelli, il programma di Rai Sport ideato e condotto da Alessandra De Stefano andato in onda su Rai Due la scorsa estate durante le Olimpiadi di Tokyo. Ne sentivo talmente la mancanza che per intere settimane cercavo su Raiplay a cadenza più o meno quotidiana un qualche segno di quel talk show sportivo che parlava come raramente è capitato di vedere. Ricerca vana per questione di diritti. Mi sono messa il cuore in pace. Il 21 dicembre però, cioè domani, su Rai Due torna. È una sola puntata, si chiama Il circolo degli anelli sotto l’albero e il format è lo stesso. Al fianco di De Stefano ricompaiono Sara Simeoni, Jury Chechi e Domenico Fioravanti.

Di cosa si parlerà non si sa molto. Probabilmente di un anno di sport. Sicuramente ci saranno gli atleti e le atlete, le loro famiglie, ospiti a sorpresa. Ma in fondo non importa, perché il bello di quel programma sta nell’aver parlato di sport con leggerezza senza mai essere superficiale, in modo competente senza salire in cattedra. E con umanità. Vado a braccio (non potendo rivedere, appunto, una replica che sia una) ma ricordo nitidamente la sana allegria dell’ultima puntata, quei minuti finali in cui ballavano, cantavano, con Alessandra De Stefano che ha trovato il tempo per un ricordo di Raffaella Carrà e lanciare un appello per la liberazione di Patrick Zaki. E allora capivi che si era sulla strada giusta non solo perché è impossibile non reagire con moti di emozione, ma anche perché finalmente lo sport non sembrava un mondo a parte, ma dentro la vita, dentro altri argomenti, la società, la storia. Nel frattempo Patrick Zaki è stato liberato e Alessandra De Stefano è stata nominata direttrice di Rai Sport.

La notizia ha fatto clamore perché in Italia una giornalista alla guida di un canale tematico su un universo “da maschi”, per di più dalla voce roca, mai stata show girl, preparatissima su uno sport “da maschi” come il ciclismo, non l’avevamo mai vista.

Molto si è parlato di lei negli ultimi tempi. È nata a Napoli, ha 55 anni, ha molte sorelle (6) e un fratello (1) è sposata con un (molte volte si può trovare l’aggiunta “bel”) giornalista francese, Philippe Brunel de L’Équipe. Nominata anche “La signora del ciclismo”, è sempre presenza fissa degli eventi ciclistici più popolari. Da anni. Ha seguito anche quattro edizioni dei Giochi Olimpici, più due Giochi invernali. Ha un altro primato in quanto donna: la conduzione de Il processo alla tappa, ideato da Sergio Zavoli. Questo per dire che di sport ne sa a pacchi, come si dice. Anche se si stava per laureare in Storia dell’arte. La passione per lo sport l’ha ereditata dal padre, dice, grande tifoso di Mercks e Maradona.

In una recente e bella intervista di Emanuela Audisio su Repubblica abbiamo capito qualcosa in più. Tipo l’intenzione di dare la priorità alle immagini rispetto alle parole perché «ogni sport ha una sua geografia: suoni, rumori, atmosfere». O che «ogni trasmissione a me non piace chiamarla prodotto, ha bisogno di semina, di creare un’offerta». Dice anche che si è data un anno per provare a cambiare qualcosa. per capire il pubblico di diverse fasce di età, inserendo più discipline anche per i/le più giovani. Ok, ha detto che preferisce farsi chiamare direttore, ma nessuno è perfetto.

Non sappiamo quali saranno le sorprese de Il circolo degli anelli sotto l’albero. Di certo però non ci tedieremo a sentir parlare un’ora di un rigore non dato o di un fuorigioco millimetrico.

Secondo qualche indiscrezione Il circolo degli anelli non finisce qui. Confidiamo nelle indiscrezioni.

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