Deadline, la nostra realtà in un’immagine

Il The New Yorker apre il 2024 con una copertina molto efficace. La nostra realtà in un’immagine: una ragazza impegnata davanti al pc mentre fuori la città festeggia lo scoccare della mezzanotte, l’ultimo dell’anno. L’illustrazione ha come nome Deadline e l’ha creata Bianca Bagnarelli, un’illustratrice italiana che collabora con il The New Yorker dal 2016. La sua prima copertina per questo settimanale e molto interessante che sia quella con cui si è deciso di iniziare il nuovo anno. Deadline dice tutto. Letteralmente linea di morte, linea che se oltrepassata provoca la morte. Parola che tutti i giorni utilizziamo a sproposito per indicare semplici scadenze.

Viene utilizzato un termine che al suo interno contiene la parola morte e che inizialmente indicava una linea al di fuori dai campi di prigionia che, se oltrepassata, portava alla fine della propria vita. Nel mondo del lavoro la parole Deadline scandisce le nostre giornate. “Scusa, non posso venire a pranzo devo rispettare questa deadline”. “Mi dispiace, ma anche stasera finisco tardi, non ti dico quante deadline mi sono rimaste in sospeso per la fine dell’anno”. Un lessico da campo di prigionia che entra nel nostro quotidiano. Nel nostro lavoro. In quella routine da cui molti/e, soprattutto giovani, cercano di scappare dal 2020 in poi, quando l’universo ci ha imposto una pausa di riflessione dalla frenesia delle nostre vite. E ora? Qui nel quasi 2024, siamo tornati/e nella stessa, purtroppo identica, smania di fare.

Bianca Bagnarelli ha avuto la geniale idea di trasmettere tramite un’illustrazione l’angoscia del presente che ci costringe alla rincorsa per raggiungere non si sa bene quale meta. Finita una deadline ne spunta un’altra, e così via. Non c’è via d’uscita. Anche durante le feste, anche mentre il mondo là fuori finge di fermarsi. Soprattutto per alcune professioni in cui la p.iva vige sovrana, dove non c’è mai uno stop. In alcune dichiarazioni che già circolano nel web, Bianca Bagnarelli dice di avere una sensazione dolce-amara rispetto al fatto di lavorare spesso durante le feste. Inizialmente pare esserne felice poiché sfrutta momenti in cui apparentemente il mondo si ferma, ma un attimo dopo si rende conto di perdersi la festa, il divertimento, lo svago. In questa illustrazione parte da sé, dalla sua realtà, che però è anche quella di molti/e altri/e.

Il The New Yorker ha deciso la propria copertina che riguarderà il numero dal 1 all’8 gennaio. Noi ci chiediamo se questo muoverà alcune riflessioni utili per spingerci al cambiamento o se verrà presa come immagine rappresentativa di un mondo in cui oramai è impossibile fermarsi a sostegno di imprenditori e imprenditrici, anche di se stessi/e, che credono in questa angoscia del fare che ci costringe a passare intere giornate con l’unico pensiero del lavoro. Non resta che leggerne il contenuto.

Intanto noi di Noialtre accogliamo con entusiasmo quest’illustrazione in cui molte di noi si sono rispecchiate e il fatto che ad averla fatta sia proprio una giovane illustratrice italiana appartenente a quella generazione di giovani che pian piano stanno decidendo di provare a cambiare il modo in cui è stato concepito sinora il mondo del lavoro. Deadline indica anche un’altra cosa: sembra dirci oltre non si può andare, chissà se nel 2024 impareremo a fermarci.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *