Quella “Brutta, povera e comunista” di Teresa Noce. Il libro di Valerio Varesi e altri ricordi di una donna straordinaria

In questi giorni scombussolati e bui che precedono il 25 Aprile, ci si appiglia un po’ a tutto. Si legge e rilegge il monologo di Antonio Scurati; si guarda e riguarda l’intervento di Serena Bortone; si lodano le occasioni in cui il monologo di Scurati viene letto; si applaude a chi dice «brava» a Serena Bortone, ci uniamo al coro di chi dice «brava, bravissima» a Serena Bortone, e via dicendo. E poi si cerca altro. Si cerca qualcosa che ci faccia stare bene. Ecco, per dire, una cosa che a me fa stare bene, o perlomeno fa stare meno peggio, è la presentazione di un libro. S’intitola Estella. Sottotitolo: La vita straordinaria e dimenticata di Teresa Noce. Lo ha scritto il giornalista e scrittore Valerio Varesi che presenta domani, 23 aprile, nella centralissima Biblioteca Salaborsa di Bologna (ore 18, Piazza Coperta). Dialogano con l’autore Simona Lembi e Giuseppe Longo.

Per chi è a Bologna o nei dintorni, è un’occasione d’oro per ricordare una figura, se non dimenticata, certo non ricordata abbastanza. Per chi non potrà, fa (quasi) lo stesso. Intanto il libro, scritto in forma di romanzo, è edito da Neri Pozza ed è facile reperirlo. Poi, di lei parlano la sua storia, i suoi libri, il suo esempio. «Teresa ha sempre saputo di non essere bella», si legge nella presentazione del libro. Glielo ricordavano gli avversari. Politici e non. Come la madre di Luigi Longo, suo futuro marito. Per farla breve, era «brutta, povera e comunista». Teresa Noce, nata a Torino nel 1900, morta a Bologna nel 1980, era davvero poverissima. Ha lavorato fin da piccola. È stata operaia. E quando a 17 anni è entrata nella Fiat Brevetti, per lei, senza padre, con la madre e un fratello morti troppo presto, è stato come aver trovato casa. Sindacalista, ha contribuito a fondare il Partito Comunista Italiano, ha fondato (e diretto) riviste. Partigiana contro il fascismo in Italia – da qui lo pseudonimo di Estella con cui la chiamava Togliatti –, contro Franco in Spagna, ha vissuto da clandestina in Francia, è stata internata nei campi di concentramento. Dopo la guerra, è stata tra le 21 donne a scrivere la Costituzione. Deputata, nel ‘48 ha scritto la prima proposta di legge per la tutela delle lavoratrici. Il primo congedo per maternità, per dire, si deve a lei. Deputata, femminista ante litteram – nel 1936 in Francia, da rifugiata, fonda, tra le altre, la rivista Noi Donne – da analfabeta impara a leggere da autodidatta. E scrive libri.

La scrittrice Lidia Ravera in un podcast a lei dedicato dice: «Più del coraggio mi ha commosso il suo rapporto con la parola, forse perché l’immagine di una servetta di 8 anni che lava un pavimento inginocchiata a terra in un salotto borghese non riesco a dissolverla pensando al seguito della biografia di quella bambina». Tra i suoi libri autobiografici vogliamo ricordare Gioventù senza sole (1938), Rivoluzionaria professionale (1974), Vivere in piedi (1978). Li consigliamo vivamente. E in tutto ciò ci resta un rimpianto. Noi di Noialtre, quasi cinque anni fa – era il 24 settembre 2019 – avevamo organizzato un incontro su Teresa Noce, in collaborazione con Arci Bologna, dal titolo Brutta, povera e comunista. Il luogo sarebbe stato il Parco della Montagnola a Bologna. Tre le ospiti, anche Lidia Ravera, in collegamento. Poco prima dell’evento, una telefonata dall’Arci blocca tutto. Causa pioggia, la motivazione.

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