Elisabetta Franchi “l’imprenditore” animalista che vuole far parlar di sé

Elisabetta Franchi, fervente animalista, prevede la possibilità di portare in ufficio il proprio cane. La cosiddetta dog hospitality. Un gesto ammirevole considerando che lasciare il cane a una struttura che se ne occupi mentre si è al lavoro ha un costo medio di 700 euro al mese.

Illustrazione di Sara Cimarosti

Un’imprenditrice che ha fatto dei suoi ideali animalisti un vero e proprio brand. Un imprenditore anzi… che non desidera declinare il proprio job title al femminile e che non desidera attivare strategie di welfare per i/le propri/e dipendenti. Perché mettere un asilo aziendale quando puoi decidere di assumere in posizioni di ruolo solo donne over -anta? Elisabetta Franchi ha dichiarato pubblicamente di infrangere la legge, di chiedere alle proprie candidate in sede di colloquio quali siano i loro progetti di vita. Se intendano o meno avere figli/e, sposarsi, separarsi, etc… Sì, anche separarsi. Perché una volta che si è anche separate si è fatto “l’ultimo giro di boa”, così lo ha definito.

La notizia è stata ripresa da molte testate e, oggi, non si parla d’altro. Sicuramente Elisabetta Franchi sa come far parlare di sé, in un momento storico in cui ha deciso di non chiudere i suoi 15 punti vendita presenti in Russia. C’è tutto un mondo sommerso però di cui non si parla da tempo. Purtroppo il pensiero di Elisabetta Franchi non è un pensiero unico, isolato, che non ha un certo seguito. E’ il pensiero dell’imprenditore medio che vede la donna come una spesa e non come una risorsa. Che non comprende il valore di un pensiero divergente in azienda, che non assume donne se non per ottenere le varie agevolazioni fiscali cui il nostro governo è ancora obbligato per promuovere il lavoro femminile.

E’ una storia che parla di soffitto di cristallo, di gender gap, di disparità salariale. È una storia che parla anche di sessismo, di chi crede che l’obiettivo principale nella vita di una donna sia quello di avere dei figli. Di chi, pur avendo gli strumenti, decide di non investire nel welfare e di attuare strategie di assunzione che puntino al risparmio, all’annullamento del rischio di impresa.

Chi fa questo non è un imprenditore. E’ un proprietario di Brand. Un Brand che vorrei dire di voler boicottare, ma di cui non conoscevo l’esistenza prima di questa vicenda.


Mi sorge il dubbio della trovata pubblicitaria. Del desiderio di far parlare di sé. Le cose che ha detto sono troppo grosse. Purtroppo, però, la realtà supera la fantasia e in Italia, nel 2022, è ancora possibile che qualcuno ammetta pubblicamente di infrangere la legge in presenza di qualche ministro, e che a farlo sia un cavaliere della Repubblica. Anzi, una cavaliera. 

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