Il blocco va avanti, altri 20 giorni di stop

Il blocco va avanti. Ora si parla di 3 maggio. Ogni settimana la quarantena si allunga di 20 giorni. Nel 2020 si stava iniziando ad uscire dalla crisi, qualcosa si stava muovendo. Alcune aziende stavano lentamente abbandonando lo stage come strumento di reclutamento di giovani neolaureat*… Cosa accadrà nella ripresa? Le giovanissime e le non più giovani come saranno, se saranno, inserite nel mondo del lavoro?

I concorsi per l’insegnamento sono sospesi a data da definirsi, la scuola è lasciata, per l’ennesima volta, all’anarchia delle MAD. Nessun rinnovo di graduatorie, nessuna possibilità di entrare in questo mondo.

Le pensioni? Verranno sospese anche quelle o chi ha raggiunto la cosiddetta quota 100 potrà veramente andarci?

Le lavoratrici autonome? Come faranno a ripartire? Sono tutte domande che ci assalgono durante le normali giornate di quarantena. Mentre facciamo yoga sul tappetino di casa, o durante la corsetta tra portone e cantina.

Noi di Noialtre, oltre a riflettere sulla differenziazione di classe che sta comportando questa quarantena, ci chiediamo che impatto avrà la discriminazione di genere nel riavvio di questo paese.

Durante le guerre mondiali le donne hanno preso in mano l’economia lasciando agli uomini la lotta sul campo di guerra (almeno fino alla Resistenza dove, come tutti sappiamo, le donne hanno ricoperto un ruolo fondamentale).
Una volta tornati, gli uomini hanno ripreso in mano l’economia relegando le donne nuovamente a casa.

Questa crisi non ha precedenti. Sul fronte di guerra sono presenti sia uomini che donne (forse più donne), e le poche attività aperte fanno parte del campo su cui si combatte questa epidemia.

Uomini e donne sono egualmente impegnati nella lotta, ma durante la ripresa come funzionerà? Il timore è che le donne verranno nuovamente e più pesantemente discriminate. Chi assumerà una donna trentenne durante la ripresa quando nessuno potrà permettersi costi aggiuntivi (maternità) o pause nella produzione? Chi assumerà le 40 enni, quando per uno stesso posto di lavoro si candiderà un uomo (padre di famiglia)? E le donne vicine alla pensione? Chi le riprenderà in azienda per far loro concludere i pochi anni di lavoro mancanti?

La crisi che ci aspetta sarà totale, toccherà tutti e tutte, ma le donne come sempre rischieranno di perderci di più. E allora che fare? Sensibilizziamo e promuoviamo politiche atte al reintegro femminile una volta che tutto questo sarà finito.

Pensiamo a dei bonus aziendali per chi assume personale femminile, usiamo la creatività e iniziamo a programmare significativamente un piano di ripresa. La cultura non avrà luoghi di aggregazione fino a chissà quando… La scuola perderà sempre di più il suo potere formativo, e non per la Didattica a distanza, ma per l’assenza di personale che riporterà il precariato scolastico ai massimi livelli… Lo sport perderà la sua funzione di sfogo sociale e le famiglie rischieranno di diventare, se già non lo sono, un luogo di sfogo di tutto ciò che si sta accumulando.

La crisi più grande sarà quella socio-culturale in cui la differenza di genere tornerà ad essere una pesante discriminante. Noi di Noialtre siamo preoccupate, ma vogliamo anche essere positive e pensare che prendendo coscienza di tutto questo, la ripresa potrà essere meno sofferta.

Una risposta

  1. Cinzia ha detto:

    Significativo l’auspicio a ” programmare un piano di ripresa” in un paese dove ormai da decenni la capacità di programmare e di avere una visione a lungo raggio è inesistente. Quali piani di sviluppo abbiamo visto se non puri interventi mirati ad ottenere una manciata di voti nell’immediato? Complimenti per l’articolo.

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